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La scelta - saggio breve
Scegliere è libertà: libertà di amare, di essere, di vivere. È l'esercizio assoluto e consapevole del nostro "libero arbitrio". Anche in condizioni di schiavitù il nostro animo è libero: libero di perdonare il nostro carnefice, libero di spezzare le catene dai sentimenti di odio e di rabbia, dagli schemi mentali e di condizionamento. Ma perché non è poi così facile farlo come lo è a parole? Perché siamo profondamente convinti che ciò che proviamo nel cuore o che alberga nella nostra mente sia autentico, sia nostro.
È difficile liberarsene, è una condizione di estrema pesantezza ma con cui continuiamo a convivere anche perché l'alternativa ci spaventa: cosa farò mai quando mi sarò liberato da un peso che, alla fine dei conti, fa parte integrante di me? Ed ecco la scelta, animalesca, istintiva, di rimanere in una condizione che ci mantiene immersi nella materialità. L'uomo è un essere divino ma non ne è sempre consapevole; è sceso sulla Terra per sperimentare la fisicità ma poi ne è rimasto invischiato: ha dimenticato chi è e da dove proviene. Siamo tutti luce e torneremo ad esserlo nell'immenso abbraccio di Dio padre e madre.
E rimanere ancorati nella pesante densità della terza dimensione terrena è una scelta non cosciente ma della nostra mente profonda. Significa che non abbiamo ancora sperimentato a sufficienza, sempre per il nostro massimo bene, il significato di una vita terrena vissuta all'insegna della sola materialità. Così per noi sceglie la nostra anima, che fa parte del tutto, che fa parte dell'UNO.
Guida dall'alto, con saggezza e prudenza, i nostri piccoli passi; sa che cosa è buono per noi, anche se noi non comprendiamo, nella nostra visione limitata, il pieno significato delle nostre scelte coscienti.
Fino al momento in cui non perveniamo al "risveglio", la nostra mente vive nella contrapposizione della dualità e classifichiamo ogni cosa perché abbiamo un bisogno, tutto umano, di dare un'etichetta di dualità: se esiste il bene, esiste anche il male. E il male è da condannare. E se scegli di fare il male, anche tu sei da condannare. Ma tra giudicanti e giudicati si svolge il gioco dei ruoli: tu scegli di fare il male, io ti aiuto a comprenderne il significato giudicandoti e condannandoti. Ma questa prospettiva non si può comprendere appieno se non si è nel "risveglio". Fino ad allora si condanna il male e basta. Non si può comprendere che anche quella scelta ci è servita, in un'ottica più vasta, ad evolvere e a proseguire nel nostro cammino verso la luce.
Siamo qui sulla Terra sulla base di precisi accordi presi con le nostre guide spirituali prima di intraprendere un nuovo cammino quaggiù, un cammino utile alla nostra evoluzione spirituale.
La nostra scelta non nasce sul piano terreno, ma su quel piano di luce in cui ci troviamo quando siamo ancora oltre il velo. Nasce prima di tutto come libera scelta di fare una nuova esperienza terrena, prosegue con la programmazione di un piano di vita "utile e necessario" alla nostra evoluzione, anche se può non piacerci: scegliamo i genitori, il contesto familiare e sociale, il periodo storico, le combinazioni astrali, i compagni di viaggio. Prendiamo accordi, amorevolmente consigliati dalle nostre guide di luce, con i nostri amici sulle esperienze da fare, sui ruoli da assumere. Diventeremo allievi e docenti al tempo stesso. Ma prima di incarnarci, veniamo sottoposti dalla "pietas'" celeste all'oblio, che ci consente di esercitare, ancora e comunque, il nostro libero arbitrio, di cui non veniamo mai privati, di scegliere le modalità conduzione del "gioco": possiamo sempre cambiarne le regole. Ancora una volta veniamo lasciati liberi di scegliere fra il bene e male. Ma anche se scegliamo il male, non sarà mai Dio a giudicarci, non sarà mai il nostro giudice terreno a farlo, ma solo ed esclusivamente noi stessi.